Il Foglio / Intervista esclusiva al General Manager di Prometeon

Roberto Righi: "Innovazione e sostenibilità per risparmiare con una flotta di 150 autotreni più di 700 tonnellate di CO2"

2022-04-19

La metà della merce trasportata nell’Unione Europa viaggia su gomma. Parliamo, solo per le esportazioni dall’Italia, di un valore di oltre 200 miliardi di euro l’anno. Eppure, quello dell’autotrasporto è un mondo di cui molti hanno ancora una percezione falsata, come di un mondo soprattutto colpevole di generare traffico e inquinamento. Invece è un settore ipertecnologico, che assieme alla logistica in Europa dà lavoro a 10 milioni di persone e genera un fatturato di oltre 1.500 miliardi di euro.

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Uno non ci pensa, vede questi grossi camion che stanno all’opposto di un microchip e non immagina che il livello di tecnologia e di innovazione del trasporto industriale oggi è altissimo.

“È esattamente così”, sintetizza Roberto Righi, direttore generale di Prometeon Tyre Group, oltre un miliardo di euro di fatturato 2021, unico produttore al mondo focalizzato sui pneumatici industriali, da strada, agro e cantiere, che tra i suoi marchi ha anche Pirelli. “Per sviluppare la nostra nuova generazione di pneumatici che abbiamo appena lanciato, la Serie 02, un team di cento professionisti capitanati da Alexandre Bregantim ha lavorato per quattro anni ed effettuato 180 milioni di chilometri di test. La Serie 02 rappresenta lo stato dell’arte della nostra produzione per quanto riguarda innovazione e sostenibilità”.

 

Sostenibilità è la parola del momento. Ma cosa significa, veramente?

“È una bella parola, ma una parola vuota se non diventa davvero una delle priorità dell’azienda e non si applicano politiche commerciali che consentano di sostenerla. Le aziende devono fare profitto per poter continuare a crescere e dare lavoro alle persone, ma solo una forte sensibilità verso i temi della sostenibilità dà la possibilità di sostenere questi risultati a medio e lungo termine. La strategia da sola non basta. A fare la differenza sono i dettagli. Negli ultimi due anni, per esempio, le nostre fabbriche hanno globalmente ridotto il loro consumo energetico di circa il 10 per cento, che sembra poco e invece è tantissimo. La nostra nuova Serie 02, nelle linee di prodotto dedicate alle lunghe percorrenze, pesa meno della serie precedente. Una differenza di qualche chilogrammo, ma che sui numeri di produzione industriale rappresenta enormi scostamenti e si traduce nel risparmio delle materie prime, dell’energia per la produzione e il trasporto, in una minore resistenza al rotolamento che significa minori consumi di carburante e quindi un minore impatto ambientale. Sono pochi chili, ma fondamentali”.

 

Gli automobilisti forse ci badano ancora poco, ma per il proprietario di un TIR o di una flotta la resistenza al rotolamento è fondamentale, perché i mezzi percorrono tantissimi chilometri. Parliamo di numeri: quanto si risparmia montando pneumatici green?

“Tra la nostra nuova serie e la precedente c’è stato oltre il 20 per cento di miglioramento della rolling resistance. Vuol dire che una flotta di 150 autotreni con una percorrenza media annua di 130 mila chilometri risparmia circa 700 tonnellate di CO2. Bisognerebbe piantare quasi mille alberi per compensare questa CO2, che invece non emettiamo. Il costo del carburante incide tantissimo nei trasporti: per esempio, è pari a cinque o sei volte il costo degli pneumatici”.

 

La mobilità è sempre più elettrica, anche nel trasporto pubblico. Entro il 2025, quasi la metà degli autobus urbani in servizio in tutto il mondo sarà elettrica, per un totale di 1,2 milioni di autobus elettrici circolanti, pari a quasi la metà delle flotte. Questa elettrificazione cosa comporta, per la filiera che sta dietro la linea di montaggio?

“Richiede uno sforzo progettuale maggiore, perché da un lato i motori elettrici erogano una notevole coppia motrice e dall’altro le batterie hanno aumentato il peso dei mezzi, quindi i produttori di pneumatici hanno dovuto sviluppare prodotti più robusti, che consentano l’impiego di batterie a elevata autonomia senza compromessi sul numero dei passeggeri. I nostri, che con orgoglio dico che sono tra i migliori sul mercato, hanno una capacità di carico fino a 8 tonnellate per asse e sono nati per resistere all’utilizzo urbano, fatto di frequenti stop and go. Sono tantissime le variabili da tenere presenti nella progettazione dei pneumatici industriali. Anche un pneumatico per rimorchi, che sembra molto semplice, è estremamente complesso, per via dei carichi coinvolti, dell’usura causata dal viaggiare a pieno carico e dopo vuoto. Anzi, è uno dei più complessi da progettare”.

 

La ricostruzione dei pneumatici, che agli automobilisti non piace molto, quanto conta invece nell’autotrasporto?

“L’economia circolare è molto importante. Più allunghiamo la vita del pneumatico più facciamo del bene all’ambiente, perché lo sostituiremo più tardi e quindi, globalmente, dovremo smaltire un numero minore di pneumatici. È stato calcolato che nel 2020 in Italia, grazie all’impiego di pneumatici ricostruiti, abbiamo evitato di immettere nell’ambiente oltre 18 mila tonnellate di pneumatici usati. Negli ultimi anni la ricostruzione aveva perso d’importanza, ma è tornata d’attualità e lo sarà sempre di più, in futuro”.

 

Voi producete in tre continenti, vendete in 160 Paesi, gli azionisti sono cinesi, il quartier generale in Italia. Come vi definite? Italiani? Cinesi? Globali? Ma poi, ha ancora senso parlare di made in Italy? Non potremmo cominciare a dire Made in Europe? Lo fecero già i Deep Purple in un album del 1976.

“Prometeon non sarebbe quella che è se non avesse azionisti cinesi, headquarter in Italia, fabbriche in Turchia, Egitto e Brasile. Siamo quasi 8mila dipendenti, di 40 nazionalità diverse. Oggi non ha più senso parlare di ‘made in’. La contaminazione è un valore imprescindibile per un’azienda, esattamente come il lavoro di squadra”.

 

Lei è arrivato in Prometeon da meno di un anno ed è alla sua prima esperienza nel mondo del pneumatico industriale. Qual è la sua impressione del mondo dell’autotrasporto? Che, tornando a quanto detto all’inizio, oggi è molto lontano dall’immaginario collettivo di un tempo.

È un mondo in cui la tecnologia conta moltissimo, il livello imprenditoriale è alto e le competenze tecniche sono una componente fondamentale, a partire dalle case produttrici per arrivare alle flotte, fino ai dealer e a chi si mette al volante. Allo stesso tempo è un mondo dove si respira la passione e l’orgoglio di farvi parte. Gli stessi che ho trovato in Prometeon”.

 

Dove va il futuro, per un produttore di pneumatici?

“I prodotti diventeranno sempre più innovativi e smart, in grado di dialogare con il mezzo e con la strada. Parallelamente, gli stabilimenti produttivi saranno sempre più efficienti e anche flessibili, per poter soddisfare una clientela che chiede prodotti sempre più tailor made”.

 

A proposito di innovazioni, tutti i pneumatici della Serie 02 sono dati di sensore RFID, un chip di identificazione a radiofrequenza.

 “Questa tecnologia garantisce l’esatta identificazione del pneumatico e dunque facilita la sua tracciabilità, sia prima del montaggio sia durante la vita operativa. Nel futuro, integrato con altri sensori, il RFID ci potrà anche aiutare nel consentire un dialogo con il veicolo”.

 

Siete appena diventati Official Sponsor del campionato mondiale Superbike. Qual è, secondo lei, la caratteristica che rende un pilota, un manager, un’azienda, vincente?

“L’equilibrio, perché il talento e le competenze servono, ma non sono tutto. La vittoria è fatta di prestazione, commitment, attitudine”.

 

Chi vincerà il campionato Superbike di quest’anno?

“Banalmente, il migliore. Che a volte non è il più veloce, ma il più consistente”.

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